L’ipogeo Varrese di Canosa di Puglia del III secolo a.C. illuminato anche di sera. L’iniziativa è dell’Unesco. Nella tomba a camera è stata trovata la maggior parte della produzione di vasi Canosina, oggi conservata a palazzo Sinesi.
Il progetto “Illuminiamo la storia” rientra nell’anno internazionale della storia indetto dall’Onu nel 2015 per l’uso sostenibile dell’energia.
Di qui l’idea di illuminare l’ipogeo Varrese con luce led a basso consumo e ad alto impatto. Illuminazione che permetterà da ora in poi di poter visitare l’ipogeo anche di sera. Il sito è gestito dalla Fondazione Archeologica. Le visite archeologiche saranno possibili anche di inverno quando la luce solare viene meno molto presto.
L’ipogeo, interamente scavato nel banco tufaceo, si articola in un dròmos e cinque celle ed è databile tra la fine del IV e i primi del III sec. a.C. La camera principale, in asse con il dròmos, presenta un soffitto con travature; a sinistra vi è un’altra cella. A destra invece vi è un nucleo di tre celle con ingrasso caratterizzato da semicolonne e capitelli ionici sormontati da un timpano con acroteri. L’ipogeo è noto soprattutto per la ricchezza del corredo che offre un ampio campionario delle classi ceramiche e delle forme vascolari, esposto nelle sale di Palazzo Sinesi nella mostra intitolata “1912, un ipogeo al confine. La Tomba Varrese”, promossa dalla Fondazione Archeologica Canosina.
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