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Trani – Ridondanza e formazione nella scuola moderna. Le riflessioni del prof. Giuseppe Germinario

19 Novembre, 2016 | scritto da Redazione
Trani – Ridondanza e formazione nella scuola moderna. Le riflessioni del prof. Giuseppe Germinario
Attualità
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L’invito alla riflessione sulla ridondanza, termine onomatopeico, allude al ritorno di onde sonore spinte in avanti da un lontano passato fervido di idee e che dovrebbe essere rivisitato. Temo di dover concordare con chi interpreta la ridondanza per difetto applicativo, per il fatto che molto raramente da parte dei docenti, cui è affidata la dimostrazione di ciò che si intende perseguire nel proprio lavoro, manchi di una adeguata giustificazione al riguardo, intendo che il patto educativo debba essere assunto e dimostrato a chiare lettere. Spesso si leggono alcuni autori e poeti ma si dimentica di spiegare per quali motivi, per quali obiettivi, con quali premesse culturali, per quali risultati a prodotto finito, quali saranno i collegamenti con altri prodotti finiti. Ci siamo mai chiesti ed abbiamo mai spiegato perché le letterature vengono studiate su base storicistica?

Oggi, nell’organizzazione complessiva della scuola si tende ad eliminare alcune discipline ritenute inutili, molti presidi, docenti, genitori, alunni si vantano di aver eliminato il latino dal liceo scientifico, ma tutti si sentono esonerati dal dover rendere conto di ciò che hanno provocato, hanno infatti sottratto buona parte della licealità dalla stessa scuola e l’hanno resa una scuola tecnica, nemmeno tecnologica in cui il rigore logico della matematica non è più supportato da quello del latino. Ma che lo si sappia e lo si dica a chiare lettere. Pensano che sia ancora liceo per il fatto che lo chiamano liceo.
Il giovane formato dai licei tradizionali, vanto spesso della scuola italiana negli istituti di ricerca nel mondo, oggi oscilla, per così dire, tra l'”homo sapiens” e l'”homo informaticus”, ha perso tutto il tempo che dedicava a se stesso per dedicarsi e divenire un “homo tecnicus” e con queste conoscenze aspira a diventare uno scienziato. Si diventa scienziato stimolando ed organizzando le capacità di intuizione profonda e quelle di rigore logico che stronca le intuizioni perverse.L’amalgama di diverse discipline possono far conseguire questi obiettivi, se ben praticate.
Le capacità intuitive sono particolarmente stimolate da una lingua come il greco che vanta le fondamenta dell filosofia, una struttura verbale per cui quasi tutti i verbi hanno più di quattromila forme, un genere neutro che apre prospettive logiche a chi conosce solo il maschile e il femminile presenti in natura, il duale che abbraccia le azioni e i pensieri di due rispetto a tutti o molti e infine la presenza dell’aoristo che tira fuori dal mondo materiale le intelligenze di chi può spaziare nel pensiero e nel tempo.
Altro vanto contemporaneo appare la tanto esaltata alternanza scuola-lavoro: il saper fare prevale sul saper essere. Credo che ci sia un tempo per apprendere, per formarsi, per divenire un uomo che accetta di essere sempre tale e non diventi un assassino appena girato l’angolo, quello che la “communis opinio” definisce gente normale e pacifica e che poi ammazza i suoi figli e/o mogli. Tutto questo non dobbiamo accettarlo passivamente, come se tutti noi non avessimo nessuna responsabilità nei confronti dei singoli e di tutta l’umanità. Chi ha letto Medea non uccide i suoi figli.
Ci sia altresì un tempo per il lavoro integrato dall’apprendimento continuativo, in modo che tutti sappiano leggere un film o un romanzo o un quadro, la scuola sia per tutta la vita. Possibile che una società ricca come la nostra non possa programmare di investire delle energie economiche e temporali nella formazione continua di tutta la popolazione? O dobbiamo ancora obbedire alle idee distorte del capitalismo che ci vuole ignoranti in tutto, ma validi consumatori di beni inutili.

Prof. Giuseppe Germinario

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