Problemi in ospedale legati alla comprensione linguistica tra i genitori della ragazza e i medici
Venerdì, in contemporanea, l’allenatore ha avvisato i genitori della ragazza dell’incidente, i quali si sono precipitati ad Andria dalla Slovenia. In quel momento si è creato un blackout nella comunicazione: il padre della ragazza parla sommariamente inglese, ma fino a oggi non è riuscito a capire che cosa fosse realmente successo alla figlia e quali cure le stessero prestando perché non è stato allertato neanche un traduttore.
Non sapendo a chi rivolgersi per ottenere informazioni dettagliate sullo stato di salute della sportiva, i genitori hanno chiesto ora ai parenti di qualche degente, ora al buon cuore di qualche infermiera, con l’ausilio anche di traduttori sul cellulare, di mediare con i medici finché oggi la richiesta è arrivata alla Croce Rossa che ha inviato una volontaria per cercare di capire la situazione e aiutare la famiglia.
Nel pomeriggio odierno è arrivata in ospedale anche una funzionaria del Consolato Generale della Slovenia allertata dall’ambasciata di Roma per andare in aiuto della famiglia e soprattutto per il disbrigo delle pratiche amministrative.
Un giro pindarico che sarebbe stato evitato se i grandi assenti, la Asl Bat e/o la Federazione sportiva e la compagnia di assicurazioni, avessero allertato un mediatore culturale.
«We trust because we have to trust…» – dicono i genitori della sportiva – traduzione: «ci fidiamo perché ci dobbiamo fidare…». Questo è quanto ripetuto dai genitori della 16enne.
La speranza è che, almeno a livello amministrativo, ci si intenda.
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