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Trani – Rondoni accusa gli insegnanti di essere funzionari e non missionari

22 Ottobre, 2016 | scritto da Antonella Loprieno
Trani – Rondoni accusa gli insegnanti di essere funzionari e non missionari
Cultura
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“Gli insegnanti sono troppo presi ad essere competenti e non svolgono con passione il proprio lavoro. E’ questa l’accusa lanciata da Davide Rondoni nel suo libro “Contro la letteratura. Un’accusa e una proposta” (Bompiani), presentato a Trani presso la libreria Luna di Sabbia nell’ambito della rassegna “Scrittori nel tempo”.
“Insegnanti, afferma lo scrittore, che molto spesso si riducono al solo ruolo di funzionari. Esiste un problema di metodo ma non è colpa solo degli insegnanti ma del sistema. Il sapere è uno, ma si può cercare con metodi diversi”. Non nasconde però che “fare l’insegnante è difficile” perchè viviamo la crisi dell educazione. Concetti ben recepiti dal direttore artistico e critico letterario Vito Santoro, nella sua veste di professore dell’Università di Bari.
“Gli studenti devono appassionarsi alla lettura e non essere costretti”, sottolinea, anche se per Rondoni “Un ragazzo può essere obbligato a imparare ma per approfondire deve avere voglia passione. Lo scrittore si è anche soffermato su un’Italia che non esiste più, è stata svenduta, dichiara, e sul sommo vate, Dante. La “Divina commedia” spiega ai tanti intervenuti, può essere interpretata solo da un attore comico e la migliore interpretazione è senza dubbio quella di Roberto Benigni.
Nel mettere a fuoco il tema della decadenza fortissima della scuola moderna, è convinto che quando gli insegnanti ameranno il loro lavoro e lo intenderanno come missione, la scuola diventerà d’eccellenza. La letteratura senza rischio non ha senso”. Tra gli interventi, da evidenziare quello del prof. Luigi Vavala’, docente di storia e filosofia al liceo De Sanctis di Trani. “Invito a leggere i testi in classe, ad aprire forti discussioni, a tralasciare le competenze, a comprendere il dramma di Cartesio prima che arrivasse a fortificare l’algebra moderna e a riflettere sul grido di Shakespeare contro la nullità del potere. La speranza, come sempre, è riposta nelle nuove generazioni”.

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