La droga veniva venduta in largo Grotte, nel centro storico della città di Andria. Di qui la denominazione “Le Grotte” dell’operazione della Polizia finalizzata all’esecuzione di dieci misure cautelari nei confronti di appartenenti a un gruppo di presunti pusher andriesi legati a sodalizi criminali locali. In particolare la sostanza stupefacente era conservata nell’abitazione di una giovane donna di 23 anni. Al termine dell’operazione, condotta dagli agenti di polizia fin dalle prime luci dell’alba, con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo eroina, cocaina, hascisc e marijuana, in manette sono finite 10 persone, cinque in carcere: Nicola Inchingolo, di 23 anni, Tommaso Di Palma, di 34, Nicola Bonadie di 44 anni, Roberto Fonso e Francesco Gentile, di 25 anni; altri cinque sono ai domiciliari: Maura Troia di 23 anni, Adolfo Leo di 45, Sabino Pistillo di 24 anni, Berardino Leonetti di 63 anni e un barese di 25 anni, coinvolto nelle indagini e poi divenuto collaboratore di giustizia.
L’attività, condotta dal Commissariato di Andria con l’ausilio del Reparto prevenzione crimine di “Puglia Settentrionale”, del Reparto volo e di unità cinofile della Questura di Bari, è stata coordinata dalla Procura di Trani. I particolari dell’operazione sono stati forniti dal procuratore aggiunto , Francesco Giannella, nel corso di una conferenza stampa in Procura a Trani.
Sono cento gli episodi di spaccio accertati e contestati alle persone arrestate.
Secondo gli inquirenti il volume d’affari si aggirava intorno a 3.000 euro di guadagno al giorno. Due chili di droga sono stati sequestrati, dei quali 800 grammi di cocaina.
L’indagine, partita ad agosto del 2014, ha preso il via da una rapina a mano armata. I responsabili erano degli assuntori di droga e gli agenti, intercettandoli, sono risaliti ad una fiorente attività di spaccio. Tanto che, ad Andria, in una piazza del centro storico, molto vicino alla movida cittadina, nel quartiere denominato ‘Grotte’, oltre che dal nord Barese, arrivavano acquirenti anche dal Potentino. Il procuratore Giannella ha definito “preoccupante e inquietante” il fenomeno per cui i pusher, rendendosi conto di aver perso un acquirente, tentavano di riconquistarlo offrendogli, gratis, nuove sostanze e di ottima qualità. Anche in questo caso, come spesso avviene, i presunti spacciatori per parlare della droga utilizzavano un linguaggio in codice, servendosi dei nomi di alcuni liquori e abbinandoli alle sostanze stupefacenti in base al loro colore. Così per l’eroina si parlava di Montenegro e per la cocaina di Bayles.
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