“Tre persone che viaggiavano a bordo di due distinti mezzi, un furgone e un’autovettura, sono rimaste ferite (due in modo grave) in un incidente stradale causato dalla presenza di un cinghiale sulla carreggiata. È accaduto alcuni giorni fa a Corato, lungo la strada statale 170. Il conducente del furgone, accortosi della presenza dell’animale, ha sterzato per tentare di evitarlo ma è finito contro l’auto che arrivava dalla direzione opposta. I due feriti più gravi sono stati condotti negli ospedali di Corato e Andria. L’animale è morto nell’impatto col mezzo”, nel commentare l’ennesima notizia di cronaca che riguarda, in Puglia, l’ennesimo incidente stradale causato dalla presenza massiccia dei cinghiali, il consigliere regionale di Area popolare, Gianni Stea sottolinea come “non solo questa emergenza, al contrario di quanto fatto ormai nella maggior parte delle Regioni italiane, qui da noi non sia stata nemmeno affrontata, ma che ormai è in costante pericolo l’incolumità dei cittadini, dal momento che questi animali selvatici ormai frequentano anche i quartieri periferici delle città, mentre nei campi devastano intere colture.
Nel settembre 2015, l’assessore regionale Leonardo Di Gioia convocava il Comitato tecnico Faunistico Regionale, ricostruisce Stea. Dopo l’incontro veniva istituito un gruppo tecnico che proponeva la stesura di apposito Regolamento per la programmazione e pianificazione del prelievo venatorio e del controllo del cinghiale, che contemperasse le diverse forme di caccia al fine di contenerne la diffusione. La bozza di regolamento, da sottoporre preventivamente alla supervisione dell’Ispre, è stata trasmesso all’Area Metropolitana di Bari ed alla Regione Puglia affinché, per quanto di competenza, fosse valutato e tenuto in conto nell’ambito della programmazione delle attività che attengono la gestione di questa specie su scala sia regionale che provinciale. Il documento, nasce sulla scorta delle linee guida nazionali. In pratica si intende promuovere un’attenta programmazione mediante la redazione del Piano di Gestione della specie su scala provinciale che vede la suddivisione del territorio in Distretti di caccia, la redazione del Piano di prevenzione dei danni alle coltivazioni agro-forestali, gli interventi gestionali, la valutazione della loro efficacia, il monitoraggio corretto dei danni e la stima dell’andamento demografico delle popolazioni di cinghiale ed un commisurato Piano di prelievo, nonchè l’importantissimo monitoraggio sanitario delle carni di cinghiale mediante il controllo dei capi abbattuti in appositi centri. Da allora tutto si è perso nei meandri di una assurda macchina burocratica”.
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