La stagione turistica 2016 fornisce i primi dati che non sono per nulla confortanti. Il territorio della Bat anche quest’anno manifesta palesemente tutti i suoi limiti e non mostra alcun segnale positivo tranne che per l’effimero e il divertimento popolare di piazza e di piazzetta, peraltro solo per alcune città. Il concetto di turista ben distinto da quello di visitatore non riesce a passare nelle menti appagate e assopite di politici ormai relegati a ruolo di modesti “opinionisti” e di burocrati, privilegiati dirigenti ormai solamente preoccupati di autorizzare la prossima festicciola di quartiere. Una concezione della gestione della cosa pubblica a dir poco infantile con conseguenze per il territorio, per la sua economia e per il suo mancato progresso che è sotto gli occhi di tutti.
Le ultime informazioni circa lo stato gestionale del nostro patrimonio artistico, culturale ed architettonico parlano chiaro e se le parole espresse da dirigenti sindacali e mediatori culturali di primissimo piano sulla stampa di questi giorni e di queste ore non sono finalizzate ad altro ma, come ne siamo convinti, alla reale manifestazione di disagi concreti e dimostrabili, allora tutti dovremmo essere molto preoccupati. L’ultimo comunicato in ordine di tempo, emanato dal Sindacato FP Cgil, sembra un bollettino di guerra allorquando si afferma che il Polo Museale andrebbe verso il fallimento in mancanza di assunzione di personale. Se questo allarme passasse inosservato allora daremmo ad esso solo valore di sfogo personale di un sindacalista invece che una ponderata e ben certificata situazione di allarme reale, come noi siamo convinti essa sia.
La recente polemica sull’inaccettabile chiusura al pubblico del Museo Archeologico di Canne della Battaglia ne è anche la dimostrazione. In quella nota sindacale si parla proprio di questo territorio cioè della Bat. Un territorio evidentemente e palesemente distante ed isolato da quello della decantata Puglia che fa numeri da record nel mondo, specie dopo l’allarme terrorismo che ha letteralmente mutato radicalmente le mete turistiche di quest’anno. Altro che qualche centinaio di abbonamenti del Festival Internazionale o poco più di un migliaio di “visitatori” in città che potenzialmente ne potrebbero attirare dai quarantamila ai centomila ogni stagione turistica se non di più. Parliamo di città d’Arte come Barletta o Trani e di Andria anche se quest’ultima ha ormai completamente dimenticato la sua vocazione e non riesce neanche più a promuoversi all’interno delle sue mura.
Il comunicato sindacale parla di gravi carenze di personale che persistono presso Palazzo Sinesi – Museo Archeologico a Canosa di Puglia , presso il Castello Svevo di Trani, presso il sito Archeologico di Canne della Battaglia e presso Castel del Monte. Un territorio dove le politiche occupazionali, anche in questo comparto, sono insistenti ma dove sono inesistenti le stesse politiche del turismo e dello sviluppo integrato e questo causa, appunto, l’impossibilità di attivare percorsi virtuosi con riduzione al minimo delle risorse quindi la conseguente mancata occupazione. Eppure nei giorni scorsi un comunicato stampa della Direttrice del Castello Svevo di Trani parlava di frenetica attività che per 365 giorni l’anno si svolge all’interno del maniero Federiciano, facendo intendere che quindi non c’è alcun bisogno di banchettarvi al suo interno con feste e festicciole popolari ma eventualmente solo per un cin cin dopo un modesto e semplice rito civile quale utilizzo di estensione della casa comunale, come da protocollo sottoscritto con il Sindaco di Trani.
Allora ci chiediamo: “tutta quella frenetica attività nei 365 giorni cosa produce? Quali ricavi? Per quali finalità? Con quale difficoltà di scarsità di personale si opera? Quali conseguenze questo comporta sull’offerta culturale garantita ai visitatori e ai turisti? Scorrendo i titoli dei giornali e gli autorevoli interventi sul tema pare che le cose vadano male, anzi malissimo e l’ultimo episodio circa il sito di Canne della Battaglia, da poco passato nella gestione del Polo, chiuso ai turisti ed al pubblico, in condizioni di scarsa sicurezza, la dice lunga sull’assenza di attenzione politica sull’argomento “Cultura” ed anche le critiche circa la difficoltà nella conduzione di Castel del Monte, la cui apertura sarebbe assicurata solo grazie a due unità per turno che devono fronteggiare centinaia e spesso migliaia di visitatori, preoccuperebbero moltissimo chi questo territorio lo ama e non lo “sfrutta maldestramente”.
L’assoluta evidente assenza di qualunque azione di concertazione territoriale che, specie dopo l’annientamento dell’Ente Provincia che ormai si limita mettere il proprio loghetto su qualche iniziativa compiacente, porta a condividere totalmente la nota di dissenso diffusa recentemente dal Comitato Nazionale Pro Canne della Battaglia il quale ha opportunamente sottolineato l’incapacità di rendere un evento così importante un evento di tutti e non solo di Barletta. La domanda “quale ritorno per il territorio?” non può quindi restare disattesa o senza risposta perché tutto lì è concentrato l’atto di verifica dell’esistenza o meno di quel valore aggiunto rappresentato dalla rete territoriale che si attiva benissimo quando i partiti, i movimenti ed i politici devono fare lobbie e scambiarsi pacchetti elettorali ma è inesistente negli altri casi. Quella mostra denominata “Annibale. Un viaggio” non può essere concepita come un progetto culturale appartenente ad una sola città. Quella mostra è sostenuta con un costo superiore ai centomila euro di denaro pubblico quindi di fronte alle difficoltà di città come Andria dove non esiste un museo, né un teatro, né altri siti culturali fruibili, anche quella mostra andava messa in rete, anche perché quella storia appartiene a tutti.
Questo, anche questa volta, non è accaduto.
Anche se solo ci soffermassimo alla città di Barletta verrebbe altresì da chiedersi: “quanti turisti hanno avuto modo di inserire nel loro “viaggio programmato” questa mostra? Quanti hanno avuto informazione del suo allestimento dai Tour Operators nel momento della prenotazione del viaggio? E’ sufficiente che questi eventi alla fine siano fruiti unicamente dai visitatori di passaggio lasciando fuori quel turismo di qualità e “di peso” che già da solo sarebbe capace di far girare l’intera economia dell’intero territorio? Quanti di quei visitatori della mostra hanno poi potuto usufruire di un inesistente percorso turistico che li portasse anche in città come Andria o Trani e in tour nelle altre località attrattive di questa splendida terra?
Riempire un ristorante o una pizzeria per una sera non significa fare turismo; vedere gente passeggiare sul lungomare a mangiare focaccia e bere birra non significa rallegrarsi per aver fatto politiche turistiche perché questo non corrisponde al vero e tutti ne sono consapevoli, anche gli opinionisti di stagione.
Non sappiamo quindi quale realmente sia o sia stato il ritorno economico anche per la sola Barletta portato dalla mostra o dalle altre iniziative ed eventi che pure ci sono stati, anche se frammentati e semi sconosciuti ma di certo se pesassimo le potenzialità di quegli eventi e della stessa mostra su Annibale con quanto realmente poi alla fine si è riscontrato in termini di presenze e di aumento del Pil territoriale allora scopriremmo che molte di quelle iniziative, comunque costante denaro pubblico, sono state vanificate nei loro effetti quindi a volte depotenziate quasi completamente. Se la mostra su Annibale fosse stata utilizzata per la valorizzazione e per la riqualificazione del sito archeologico di Canne della Battaglia, dove quel busto ci sarebbe stato molto bene anche per attinenza storica, avremmo sicuramente ottenuto risultati più apprezzabili ed una migliore fruizione complessiva del territorio.
Certo non è facile spiegare ai turisti ed ai visitatori che arrivano a Canne della Battaglia che nelle immediate vicinanze esiste la discarica di San Procopio che riceve i rifiuti speciali dall’Ilva di Taranto come sarebbe stato ancor più difficile spiegare che in quelle strade di comunicazione con i prestigiosi siti archeologici di Canosa di Puglia esiste un evidente stato di dissesto idrogeologico e che se ci si passa con le auto o con i pullman quando piove si rischia di essere trascinati nell’adiacente canalone spinti da terra, fango e detriti.
No, in realtà questo non sarebbe semplice da spiegare ai turisti tedeschi, inglesi, americani, giapponesi, cinesi, francesi e russi. Loro non capirebbero e forse è stato questo, in realtà, a far desistere dall’allestimento della mostra su Annibale a Canne della Battaglia. Se così fosse bisogna però dirlo e farlo sapere perché continuando a far finta di nulla e a dire “che so’ Pasquale io?”, come faceva Totò mentre continuava a prender schiaffoni, non fa bene a questa terra, non fa benne alla nostra storia, alle nostre potenzialità, alla nostra economia, ai nostri giovani che fuggono via senza più tornare e non fa bene neanche ai modesti opinionisti o ai loro sudditi burocrati messi sempre più spesso nei posti giusti a fare cose sbagliate. Se la classe politica e dirigente di questo territorio non comprende le sue potenzialità’ allora vuol dire che non vale molto.
*Presidente UNIBAT
Send this to a friend