La Fidelis Andria dice subito addio al sogno Tim Cup, dopo la gara persa ai rigori sul campo del Bassano. La prima del nuovo anno ha riportato alla luce tutti i pregi e i difetti palesati già nella scorsa stagione. Favarin ha messo in campo una squadra solida e organizzata, passata in vantaggio con Piccinni e raggiunta solo nel secondo tempo dai veneti, ma la pecca fatale si è rivelata ancora una volta l’attacco. Decisivi gli errori di Cianci, in zona gol e dagli undici metri, nei momenti topici della sfida, per sancire un’eliminazione immeritata.
Sarà prematuro, forse, visto e considerato che il mercato non è ancora chiuso e il club può ancora rimediare, ma già in Veneto la Fidelis ha confermato di avere un solo punto debole: l’attacco. Difesa e centrocampo sembrano ben assortiti, la società ha fatto un buon lavoro, se si eccettua il non aver puntellato l’unico ruolo parso davvero carente: il centravanti, il terminale offensivo della manovra. Agli azzurri ne servirebbe uno di livello. Grandolfo e De Vena non hanno propriamente caratteristiche da prima punta, e l’unica presente in rosa, Cianci, non ha ancora la freddezza e la maturità (è un ’96) per reggere da solo le sorti del club. Il match di ieri l’ha confermato.
Guai ad addossare tutte le colpe sul numero 19, ha fisico e talento per emergere col tempo, ma i fatti dicono che all’85’ si è divorato il probabile colpo del Ko ai giallorossi e dal dischetto è stato protagonista del rigore-eliminazione. Il presidente Montemurro ha pienamente ragione quando dice che la squadra quest’anno parte da un’ottima base. Ma è proprio per non dilapidare il buon patrimonio tecnico e non limitare il potenziale offensivo del 4-2-3-1 di Favarin, che il club dovrebbe compiere un ultimo sforzo regalando al tecnico pisano l’unica cosa che manca: un bomber di razza.
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