Sdegnosa sorte, terribile e cinica è stata la vostra breve esistenza
E’ nostra la tristezza, il dolor ancor di più e non si può spegnere
Nella sofferenza lamentarci è il valore sublime che ci resta
Raccogliere pur piangendo con affetto intimo i nostri cuori non vivono più
Sul fiore dei vostri belli anni sono venuti a mancare i dolci, teneri moti e palpiti d’amore che non troveranno più posti nei nostri petti
Tristi sono diventati i nostri volti
Una disumana sorte ci ha strappato all’affetto che vi siete portati con voi e crudeli sono le ore che trascorriamo non avendo conforti
Misero e triste il tempo da trascorrere la nostra vita in questo giorno del ricordo, destinato a consumarsi lentamente nel tempo in un arcano futuro
Eravate i vitigni ove ogni giorno raccoglievamo grappoli d’amore acerbi, meno acerbi e maturi cui si poteva estrarre un mosto dolcissimo nettare che soltanto voi sapevate produrre
La vostra antologia non può, attraverso il tempo, cader nel buio più assoluto o rimaner all’ombra di una lucerna. Una luce senza raggi di sole e infondere col suo olio bruciante invadendo il cammino a chi non si può prestare luce a coloro che menzognano
Chi menzogna non può più offuscare chi la luce della speranza la vuole tenere sempre viva
Ancor giovani soave e grazie di fanciulle sono state strappate alla vita terrena
Chi non vi ha conosciute oggi gli artefici vi vorrebbero come muse e a vostra bellezza si addice un tempio
I forgiatori di bronzi, pittori e chi tratta marmo vi vorrebbero anch’essi come modelle
Canti epici si poteva innalzare a voi belle fanciulle
Giovarvi era chiamarvi fanciulle, stupefacente era la vostra bellezza
Breve è stata la vostra esistenza
Non è stata la rea vecchiezza a porre fine ai vostri sogni
La vita, seppur semplice e prudente, è stata improvvisamente strappata a chi vi è stato sempre vicino
Amarvi è stata la priorità
Breve è stata la vita felice e i mali sopportar di più sono povertà, amore e morte
Fino a noi il buio
In questa tremenda tragedia non volevamo essere coinvolti e neppure essere avviluppati da un tremendo dolore che ci avete lasciato in amarissima eredità
Non sapremmo nulla dei piaceri senza assaporare precedenti dolori e sofferenze
Chi ha tante colpe vuole purificarsi con se stessi ed entrare in una palude infettata e lavarsi col suo fango
Chi non si è educato alla coscienza del bene non può quindi guidare al bene la propria vita e quella degli altri
Un mediocre poeta andriese
Vincenzo Santovito
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