Un’esperienza quella che ha vissuto D. D. che sicuramente non dimenticherà facilmente: è stato tra i primi soccorritori, quel tragico 12 luglio, appena giunto sul luogo del disastro ferroviario sulla tratta Andria – Corato.
In un’intervista rilasciata con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di ricordi, ancora vivi dentro, ha raccontato quei drammatici momenti, senza tralasciare neanche per un attimo il suo pensiero sulle vittime e sui feriti che ha soccorso.
Dove eravate prima della chiamata per l’intervento?
“Abbiamo ricevuto una chiamata dalla centrale operativa, mentre eravamo impegnati con un altro paziente: ci è stato comunicato dello scontro tra due treni. In un primo momento, il luogo dell’incidente non era ben definito, ci dissero che distava a soli 10 minuti dalla Stazione Centrale di Andria, suggerendoci di avviarci verso Corato. Lungo il tragitto, un ragazzo in macchina ci fermò chiedendoci se fossimo diretti verso il luogo di un incidente in quella zona, nel quale probabilmente era stata coinvolta la sua fidanzata. Attraverso le coordinate GPS inviate tramite whatsapp sul suo telefonino, ci guidò fino al luogo del disastro”.
Cosa avete visto una volta giunti sul posto?
“L’ inferno: corpi ammassati, sparsi per terra irriconoscibili, e persone agonizzanti. Ci siamo attivati subito per il primo soccorso, nelle maxi emergenze i Medici preposti sono in possesso di bigliettini su cui vengono segnati dei codici. Il Medico Responsabile attaccò sulla propria gamba uno alla volta i bigliettini, in base alla gravità delle condizioni delle persone trattate: nero per i decessi, e poi giallo, rosso, verde e bianco. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per gestire una situazione che fin da subito è apparsa drammatica, avvalendoci del supporto degli altri operatori del 118 accorsi da Andria e Corato, oltre che dei numerosi volontari”.
Qual è stata la prima cosa a cui hai pensato in quel momento?
“Ho pensato che ciò a cui stavo assistendo, non poteva essere vero: lo scenario era da guerra. Il primo pensiero è stato stabilizzare le persone, cercando di operare nel modo più tempestivo ed efficace possibile”.
Il tuo lavoro quotidianamente ti mette di fronte a situazioni più o meno drammatiche, ma questa in particolare, che effetto ti ha fatto?
“Ho vissuto diverse esperienze legate al mio lavoro, ma non sei mai pronto ad affrontare così tante persone in una condizione così tragica: puoi essere preparato, aver frequentato corsi di aggiornamento e simulazioni varie, ma eventi come questi non possono essere paragonabili”.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
“Un vuoto, mi sento piccolo, comprendi che non siamo niente, basta davvero poco per perdere i tuoi sogni, vedere i tuoi progetti svanire nel nulla. E’ stata una tragedia difficile da dimenticare”.
di Damiana Dorotea Sgaramella
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