“Ieri mi ero svegliata con tanti buoni propositi”. Scrive sul suo profilo facebook Valentina Achille, uscita quasi indenne dalla tragedia ferroviaria. Ha riportato una frattura alla costola. Valentina ha 23 anni è di Trani e frequenta la facoltà di Scienze Politiche, scienze del servizio sociale presso l’università di Bari.
“Appena rientravo da Bari sarei andata da mia sorella e poi a pranzo dal mio ragazzo. Ho sempre preferito la bari nord al Trenitalia per l’igiene, il confort e soprattutto la puntualità (una volta sono rimasta 3h in treno nelle Fs).Ieri ero felice, il capitolo della tesi va bene e potevo andare avanti, J Ax nelle orecchie e il solito viaggio, un solito viaggio che però stava avendo problemi. Troppe volte abbiamo sostato e che qualcosa non andava si sentiva.
Un attimo e mi sono ritrovata sotto il tavolino dei sedili, un forte boato “caxxo sta succedendo??” Il tempo di riprendermi e un ragazzo si è accertato delle mie condizioni. Ho pensato ad una bomba poi non so forse per pensare ad altro ho iniziato a cercare la borsa per bere acqua che non ho più bevuto, una testa su di un albero, caxxo vale sei viva, ho pensato e subito le lacrime mi hanno attraversato! La mia maglia sporca di sangue e il petto dolorante. Grazie al ragazzo della valigia blu e a quello della campagna siamo usciti dal treno. Eravamo salvi. Era una tragedia più grossa di quello che pensavo, ho avvisato Pietro, mia sorella e famiglia e un paio di amici nessuno ci credeva. Io non ci credo ancora. Questa notte ho rivissuto tutto, ma io sono viva, si viva, distrutta ma viva. Nel 2016 non si può morire così!!!”
Valentina scrive mentre è adagiata sul letto del reparto di chirurgia dell’ospedale di Andria. Si fa delle domande.
“Cosa ho pensato una volta qui? Che devo essere grata di poterlo raccontare, piango per il dolore di chi ha perso cari e di chi è ancora a rischio! Sono felice per la ragazza bionda che ho accompagnato fino a quando non ho saputo che stava bene. Io non avevo dolori e a ppena rilassata ho pensato che forse proprio così bene non sto ma poco importa sono viva e devo alzarmi. Ringrazio il mio ragazzo, la mia vita, che ha anche aiutato il 118 ad arrivare su quel luogo dimenticato da Dio, gli operatori del pronto soccorso e tutto l’ospedale, i dottori e infermieri che mi hanno rassicurato e confortato, che hanno asciugato le mie lacrime e detto ” Non è una gara a chi soffre meno, chiedi aiuto e piangi quanto vuoi, ma rilassati” La mia famiglia, non che quella di Pietro e le mie custodi, mi sono vicine, come tutti voi che mi avete contattato.
Siate felici per me, camminerò e riprenderò a pieno la mia vita. Ccrto le ferite fisiche, la cicatrice al mento e le costole fratturate resteranno con me per sempre, quelle degli occhi che hanno visto e del cuore stremato dalle urla, per cui non potevo fare nulla, le userò per farmi forza. Ora si va avanti, soprattutto per coloro che non ci sono più.
Ringrazio il mio Papà che dal cielo mi ha fatto da scudo, ne sono sicura”.
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