«Il patrimonio culturale va salvaguardato anche attraverso una corretta e comunicazione semplice. E’ inutile entrare in un museo se le didascalie delle opere sono poco chiare ai visitatori o in un parco archeologico se si espongono pannelli con scritte impossibili da leggere».
Il prof. Giuliano Volpe, ordinario di Archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici presso l’Università di Foggia e Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici, invitato dal Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane F. De Sanctis, si è soffermato sull’innovazione delle politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Nell’occasione ha presentato il suo libro “Patrimonio al futuro. Un manifesto per i beni culturali e il paesaggio”
Nella sala Ronchi della Biblioteca Comunale di Trani, presenti la Dirigente Scolastica, Grazia Ruggiero e la Docente di lettere del Liceo De Sanctis, Annalisa Di Zanni, e l’assessore alla cultura e istruzione del Comune di Trani, Grazia Di Staso. In sala anche gli studenti che hanno partecipato ad iniziative e progetti promosse dalla scuola.
«Bisogna desacralizzare la cultura e avere nei suoi confronti un approccio più laico – ha dichiarato il prof. Volpe». Del resto lo ha sostenuto anche Papa Francesco in una sua udienza, quando ha ribadito ai fedeli che «una chiesa, secondo il Vangelo, deve avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese con le porte chiuse si devono chiamare Musei».
Luoghi in cui spesso si entra in silenzio perché ci si sente inadeguati visto che non si comprende bene il valore di quanto esposto. Per il docente, bisogna trasformare i luoghi di cultura e far si che i musei diventino strumento di pace, una realtà vitale. «In Italia – continua – ci sono 440 musei statali e in molti di questi, come a Pompei, non vi è nemmeno un servizio di ristoro. L’eccezione si registra nell’anfiteatro campano a Santa Maria di Capua Vetere dove, su un’area sottratta al degrado, è stata realizzata una forma di gestione coerente che dà occupazione.
Ma i musei devono essere anche a dimensione di bambino e spiegare l’arte giocando, divertendo. Ad esempio, un selfie con dietro un’opera d’arte, poi condivisa sui social, è un modo per comunicare la cultura, perché il patrimonio non è privato e può essere fotografato. Perfino fare spettacolo all’interno di un’arena, del Colosseo, nel dovuto rispetto, non è un male perchè questi beni nascono come luoghi di spettacolo.
Che male c’è – sostiene infine il prof. Volpe – se ai piedi di un Tempio si celebra un matrimonio, emblema dell’unione tra cittadini e patrimonio culturale. La tutela si fa con il coinvolgimento della gente perché il patrimonio non è la ripetizione del passato ma un’ eredita che deve vivere ecco perchè qualcuno tende a distruggerlo. E’ nella scuola che si coltiva la cultura, l’arte», ha concluso il docente prima di consegnare a gli attestati di partecipazione agli studenti che hanno frequentato il progetto ArcheoLAB.
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