“Il prossimo sindaco non sarò io, non sono più disponibile perché la mia famiglia politica non mi ha fatto più sentire addosso la fascia tricolore di sindaco”.
Sono parole dure quelle di Paola Natalicchio, primo cittadino di Molfetta. Parole che non lasciano intravedere alcuno spiraglio di ripensamento. Le dimissioni rassegnate sabato scorso sono irrevocabili e questa volta non si torna indietro.
“A luglio dell’anno scorso ho deciso di insorgere per la prima volta, poi la bellezza del vostro abbraccio mi ha convinto a ritornare indietro sui miei passi – afferma il sindaco Natalicchio nella aula consiliare Carnicella di Palazzo Giovene, rivolgendosi alla maggioranza. “Non si può cambiare il programma presentato durante le elezioni – afferma”.
I toni sono pacati, ma chi la conosce bene sa che nel suo essere è un fiume in piena, un vulcano di emozioni, e che, quindi, da donna combattiva ha voluto spiegare personalmente alla città, durante una conferenza stampa, i motivi delle sue dimissioni. Ragioni anticipate nella lettera inviata agli organi competenti.
“In queste sedute di verifica – scrive il primo cittadino – la gran parte del gruppo consiliare del PD, che oggi denuncia assenza di condivisione, ha fatto mancare sistematicamente la sua presenza. Sento addosso la responsabilità della buona amministrazione e le pressioni continue che rendono ormai di assoluta evidenza l’assenza di condizioni di agibilità politica indispensabili per amministrare la città”.
Poi, in aula, proseguendo con le motivazioni, definisce la sua stessa maggioranza, “avversario politico” e non il centrodestra. Parole dure la Natalicchio le rivolge anche all’opposizione che l’aveva definita uno Schettino che abbandona la nave. “A differenza loro, che hanno lasciato la città schiantata sugli scogli, io non sto scappando anche se ho i numeri, ma senza la fiducia non si può guidare la macchina amministrativa .
La stoccata arriva anche per Annalisa Altomare accusata dal sindaco di non essersi mai presentata alle riunioni di maggioranza, nonostante le ripetute richieste di verifica della stessa, e per l’area a lei vicina che ha causato la caduta della maggioranza. “L’amministrazione si regge solo su 13 consiglieri e la verità è che cinque consiglieri di maggioranza mi hanno chiesto di andar via e di conseguenza avrei dovuto subire il ricatto dell’uomo in più. Oggi ho deciso di essere io il tredicesimo che non alza la mano”.
Poi torna indietro con la mente e il suo volto si fa più cupo. “Tre anni fa sono stata eletta perché il centrosinistra, messe da parte le divergenze interne, aveva deciso di essere una sola forza, un solo abbraccio, ma con il passare dei giorni sono stata mollata, ci hanno mollato”.
Prima di congedarsi e di salutare tutti, si sofferma su quanto è stato realizzato sotto il suo mandato e le opere in cantiere e al prossimo sindaco consiglia “di essere rigido”.
Di Antonella Loprieno
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