Finanzieri della Compagnia di Andria, coadiuvati da militari di altri Reparti dislocati su tutto il territorio nazionale, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Trani, hanno notificato, sette informazioni di garanzia nei confronti di rappresentanti legali di società operanti nel settore delle energie rinnovabili (settore fotovoltaico) e proprietari di fondi agricoli, per i reati di associazione a delinquere, falsità in scrittura privata, lottizzazione abusiva e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.I provvedimenti giungono al termine di un’indagine coordinata dall’A.G. tranese e scaturita da un’attività investigativa fondata su un’anomala concentrazione di impianti fotovoltaici in alcune aree del comune di Minervino Murge (BT). In particolare, le Fiamme Gialle attraverso l’incrocio dei dati, acquisiti anche mediante sorvoli eseguiti con unità aeree del Reparto Operativo Aeronavale di Bari, hanno inizialmente provveduto a riscostruire gli assetti proprietari degli impianti energetici che, seppur sviluppati sul locale territorio, sono risultati di proprietà di quattro società succedutesi nel tempo (con sedi in Spinazzola e Bolzano), apparentemente non legate da alcun rapporto di affari o interesse economico.
Gli approfondimenti investigativi consentivano di fare emergere una serie di “anomalie” (parziale coincidenza delle compagini societarie, utilizzo di analoghi “modelli” per l’ottenimento delle autorizzazioni previste dalla normativa in campo energetico, medesimi direttori dei lavori e progettisti incaricati per la realizzazione dei diversi siti energetici) poste alla base dell’articolato e sofisticato sistema fraudolento ideato dai soggetti colpiti dai provvedimenti. Veniva, infatti, accertato che due parchi fotovoltaici di grandi dimensioni erano stati solo formalmente frazionati in più impianti di piccola potenza, allo scopo di eludere la complessa procedura prevista per il rilascio della Autorizzazione Unica Regionale (A.U.R.) e, benché suddivisi e formalmente riconducibili a soggetti economici diversi, erano, di fatto, riferibili ad un unico centro di interessi economici. La condotta fraudolenta perpetrata, oltre a semplificare le procedure autorizzative per la realizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica, assicurava all’organizzazione criminale un indebito vantaggio legato al c.d. “conto energia”, un meccanismo che premia con tariffe incentivanti l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di 20 anni. L’attività investigativa consentiva, così, di quantificare in circa 2,5 milioni di euro gli indebiti pagamenti erogati alle società artatamente realizzate a discapito del gestore dei servizi energetici S.p.A., somme che sono state recuperate alle casse dello Stato, sottoponendo a sequestro preventivo per equivalente le disponibilità finanziarie dei 7 soggetti coinvolti e delle società da questi amministrate, nonché i 2 impianti fotovoltaici non regolarmente costituiti.
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