In uno scenario generale di calo delle imprese agricole (-1%), soprattutto per quanto concerne quelle giovanili (-3%), la Puglia sembra reggere il colpo attestandosi dietro regioni come la Toscana, l’Emilia-Romagna e la Calabria. Stando all’ultimo rapporto del Centro Studi Confagricoltura su dati Unioncamere, il Tacco d’Italia, infatti, registra un lieve ma significativo aumento delle imprese agricole giovanili dello 0,5% (dalle 5.300 del 2014 divengono 5.329 nel 2015) che rappresentano ora lo 6,8% del totale delle aziende nel primo settore. In leggera crescita, sia il numero delle imprese agricole (+0,4%) sia il lato rosa dell’agricoltura con un +1,7%: da 23.318 imprese nel 2014 si passa, dunque, a 23.721 aziende agricole nel 2015.
“Il recente rapporto del Centro Studi Confagricoltura fotografa una diminuzione del numero di aziende giovani e rosa, la riduzione della superficie agricola utilizzata per effetto dell’urbanizzazione, il trasferimento di terreni, dati in cessione o in affitto, dalle piccole aziende a quelle di dimensioni maggiori – commenta il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – in questo scenario italiano, la Puglia si distingue per essere un territorio in cui gli imprenditori, soprattutto giovani e donne, sembrano riporre speranze ed aspettative per il futuro. Sono segnali sicuramente positivi, date le contingenze nazionali, ma non si può dimenticare che il mutato contesto economico, globalizzato, richiede elevate capacità imprenditoriali ed alti standard di competitività. L’agricoltura, oggi, necessita di investimenti per accrescere competenze, competitività ed innovazione che dovrebbero essere poste al centro delle strategie politiche nazionali e regionali. In questo – conclude L’Abbate – un ruolo cruciale può essere svolto dai finanziamenti europei, da utilizzare tutti quantitativamente (cosa in cui la Puglia non sempre ha brillato) ma soprattutto in modalità realmente utili per l’intero settore primario, attraverso PSR (piani di sviluppo rurale) finalizzati allo sviluppo e non alla mera elargizione di fondi”.
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