A quasi un mese dalla sua uscita, la commedia di Paolo Genovese non smette di raccogliere incassi e consensi. Merito di un film capace di affrontare con il giusto tatto tematiche e dinamiche attuali. Prendendo spunto dall’ultimo film di Paolo Genovese Perfetti sconosciuti volevo riflettere su un aspetto che emerge in modo prepotente: la sempre più naturale decadenza di valori come verità, onestà, lealtà…a partire da se stessi, perché quando si mente, quando si tradisce, quando non si dice, si nasconde prima di tutto alla propria coscienza, vivendo abitualmente con una maschera, perfettamente calati nell’interpretazione di un ruolo che…non siamo noi.
E l’arguto regista ha usato un sottotitolo perfetto per rappresentare questa ‘confusione’ di ruoli e immagini attraverso una frase dello scrittore colombiano Gabriel García Márquez: “Ognuno di noi ha tre vite, una vita privata, una vita pubblica e una vita segreta”.
Nel film ad essere denunciata è proprio questa triste ‘verità’ attraverso il racconto di una semplice cena tra amici che si conoscono da una vitamache nella sostanza sono dei perfetti sconosciuti: estranei nella coppia, sconosciuti in famiglia, finti nelle relazioni. Emerge un susseguirsi di verità nascoste, di evidenti egoismi, di gratuiti giudizi, di condanne e condizionamenti, strane dinamiche che caratterizzano sempre più i rapporti dentro e fuori di noi. Alla fine neanche noi sappiamo più chi siamo, tutto nell’apparenza sembra così ‘normale’ pur rivelando l’immagine di un triste quadro di quello che siamo. Mentiamo a noi stessi, tradiamo il partner, nascondiamo relazioni, giudichiamo gli altri, non ascoltiamo i figli, un teatrino di burattini mascherati guidati dalla menzogna.
E’ severo il dipinto che ne esce ma reale. Guardando il film e le possibili conseguenze del detto e del non dettoappare chiara una verità: ormai al punto in cui siamo è preferibile mentire, nascondere, tradire…piuttosto che dire.
Rendersi conto di questo risultato non è piacevole, del resto così non sarebbe se tutti fossimo onesti con noi stessi e con gli altri. Se avessimo sempre il coraggio di vedere, riconoscere e dire la verità, il che richiede impegno, consapevolezza, conoscenza…mentire è così facile.
Come dice il regista Paolo Genovese:”oggi in tutti noi c’è una parte inconfessabile, qualcosa di noi che non vogliamo far conoscere agli altri…il film è su questo, su un gioco della verità tra amici che in qualche modo diventa una tragedia. E non sono solo i tradimenti che si svelano nella condivisione a creare il dramma, ma anche ossessioni, manie, stranezze, tutto quello che in genere non tiriamo fuori”.
E l’epilogo del film lo denuncia in modo evidente: il gioco della verità scatena conseguenze imprevedibili, suscita un caos distruttivo, coppie che si lasciano, amici che si offendono, figli che umiliano, genitori che giudicano…una cena da dimenticare! Ma per fortuna è solo un bluff, la rappresentazione cinematografica di quello che accadrebbe se si scoprissero le verità di tutti noi.
E allora, come in modo provocatorio Genovese suggerisce, meglio continuare a mentire?
di Annalisa Lullo
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