Una vera e propria lezione di “mafiosità” quella intercettata dai Carabinieri di Bari tra padre affiliato e figlio 16enne aspirante criminale. Questa la sconvolgente realtà scoperta da un’indagine della Compagnia di Trani che, sin dalle prime luci dell’alba, vede finire dietro le sbarre una decina di persone (una delle quali contigua al noto clan “Capriati” del capoluogo pugliese).
Oltre duecento Carabinieri, supportati da unità cinofile antidroga e da un elicottero dell’Arma, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un’agguerrita e ben strutturata associazione per delinquere operante nella quasi totalità del territorio nord-barese.
Le indagini, condotte dalla Tenenza Carabinieri di Bisceglie, in collaborazione con la Compagnia di Trani, a partire dal luglio 2014 e fino al giugno 2015, hanno accertato come la tentacolare presenza del cartello della droga, disarticolato questa mattina, si estendeva ai Comuni di Trani, Bisceglie, Corato e Terlizzi, potendo contare in ognuno dei centri cittadini su decine di pusher assoldati per rifornire con continuità le piazze di spaccio di cocaina, hashish, marijuana ed eroina.
La pericolosità dell’associazione è risultata ancor più marcata per l’accertata disponibilità di armi e munizioni (acquistate anche on-demand con estrema facilità e a prezzi contenuti), nonché per la diversificata natura degli interessi nutriti. Emblematica è la conversazione captata dai militari dell’Arma durante uno spostamento in auto ed intrattenuta da uno dei membri con il proprio figlio sedicenne. Da “buon” padre di famiglia, l’uomo illustra la sua collocazione all’interno dell’associazione per delinquere, augurando al proprio discendente di acquisire presto il know-how e l’adeguato spessore criminale, per potersi affiliare.
Incalzato dalle domande del giovane, l’uomo spiega tutti i livelli di prestigio all’interno dell’associazione. I gradi, dal primo, il più basso, ottenuto successivamente all’affiliazione, sono in tutto sette: “picciotto”, “camorrista”, “sgarro”, “santo”, “vangelo”, “crimine” ed infine “medaglione”, detto anche “carica completa”.
Per ambire al livello apicale, seguendo i criteri “meritocratici” di valutazione tra delinquenti, il giovane dovrà acquisire prestigio ed affidabilità criminali consolidate nel tempo, sperando che un appartenente alla società noti le sue potenzialità e, assumendosi la responsabilità dell’agire futuro del neofita e fungendo da “padrino”, lo avvii in quella che è una vera e propria cerimonia di iniziazione: come già descritto in altri contesti investigativi, il rito di accesso prevede difatti l’inalazione del fumo di sigarette “benedette”, nonché l’incendio di santini e la recitazione di frasi rituali che sanciscono un vero e proprio patto di sangue.
Degni di nota i risultati portati a termine anche nel corso delle indagini, tenuto conto che sono state arrestate, nella flagranza, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, per violazione della normativa in materia di detenzione di armi e munizioni, nonché per altri reati contro il patrimonio, 7 persone, sequestrando oltre 250 dosi di cocaina, quasi mille dosi di hashish, alcuni chili di marijuana e diverse dosi di eroina, nonché una pistola, 50 cartucce, denaro in contanti, quale provento dell’attività illecita.
Gli odierni arrestati, 9 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, dovranno rispondere di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal numero delle persone e dalla disponibilità di armi.
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