Per la seconda volta in una settimana le borse cinesi di Shanghai e Shenzhen sono state sospese per eccesso di ribasso. La svalutazione dello yuan è diventato così un potente fattore di destabilizzazione dei mercati globali. La Cina sconta la doppia e contraria pulsione ad aprirsi ai mercati e, contemporaneamente, a voler portare -nonostante la forte opposizione delle autorità – capitali all’estero a causa della valuta troppo debole. In più a complicare il quadro c’è il divieto, posto ad alcune grosse aziende, di vendere le proprie azioni. Insomma c’è un quadro complicato che alimenta una crisi finanziaria molto delicata che fa il paio con le previsioni di crescita della ricchezza interna al ribasso che dovrebbero attestarsi sul 6-7% dopo anni di incrementi a due cifre percentuali. Insomma c’è allarme sui mercati cinesi che spaventano l’economia mondiale.
Se questa è la cronaca sulla Cina gigante mondiale c’è un’altra Cina più in piccolo, quella che percepiamo nelle nostre città o cittadine e che desta allarme a casa nostra. Proprio da Barletta viene infatti l’allarme sulla presenza di cinesi che sarebbero diventati un problema di ordine pubblico. Per questo vengono chiesti più controlli dopo l’aggressione ad un poliziotto che stava soltanto identificando una cittadina cinese. Da questo episodio è arrivata la protesta di alcune forze politiche locali che, già a dicembre 2013, avevano lamentato la presenza di troppi cinesi nella Bat, con corollario di centinaia di imprese e migliaia di lavoratori di quel Paese ormai da anni stabilizzatisi in tutta Italia. La verità è che con quel gigante economico e politico che è la Cina di oggi bisogna farci i conti, compresa la loro capacità di lavoro quasi mostruosa -come ho verificato per molti mesi a Shenyang, nella Manciuria, regione a nord est di Pechino – che non distingue giorni feriali da quelli festivi e che ha un culto della responsabilità individuale non separata da quella sociale e che marca, per questo aspetto, una netta differenza rispetto alla società occidentale. E che spiega molto del nostro affanno a tenergli testa. Per questo si può solo condividere la richiesta al Prefetto della Bat, l’ennesima fatta qui come altrove in Italia, a chiedere controlli e sicurezza, ma soprattutto rispetto delle regole del mercato che devono valere per tutti. Se vogliono stare nel mercato devono tutti rispettarne le regole, cinesi compresi.
Chiara Rutigliano
Send this to a friend