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Il terrorismo visto con gli occhi dei bambini: il consiglio dell’esperto

30 Novembre, 2015 | scritto da rosarutigliano
Il terrorismo visto con gli occhi dei bambini: il consiglio dell’esperto
Attualità
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Ha commosso il mondo il dialogo trasmesso da una tv francese di un padre che spiegava al figlio l’orrore del terrorismo proprio di fronte al luogo della strage del Bataclan. Impossibile in questo momento storico non interrogarsi sulla modalità corretta con cui trattare la delicatissima materia se gli interlocutori sono proprio i bambini, testimoni spesso inconsapevoli delle brutture della storia contemporanea.

La violenza, come quella che il mondo ha visto durante gli attacchi terroristici di Parigi , può provocare infatti effetti a lungo termine sui bambini anche quando i più piccoli ne sono testimoni solamente attraverso le notizie in televisione o sui social network.

Non esiste un’età in particolare in cui il bambino si possa definire pronto ad ascoltare una spiegazione di quello che sta accadendo anche perchè una spiegazione non saremmo capaci di trovarla quindi non saremmo in grado di fornirla al bambino” spiega la dott.ssa Marilù Liso, Psichiatra e Responsabile sanitario dell’E.P.A.S.S.S. di Barletta.

Ovviamente sarebbe più opportuno – continua la dott.ssa – che i bambini fino ai 4-5 anni non accedano ad immagini forti o non ascoltino discorsi che potrebbero incutere loro paura; certo è però che a qualsiasi età ci vengano poste domande relative a quanto sta accadendo, l’importante è che al bambino si risponda”.

Inutile se non addirittura deleterio potrebbe essere il tentativo degli adulti di sorvolare e minimizzare le paure dei bambini che sono in cerca di sicurezza.

A nulla – sottolinea la psichiatra – servono i ‘non sono fatti dei bambini’ o le  semplici rassicurazioni  ‘non ti preoccupare, non riguarda te’…. anzi, le “mancate spiegazioni” accrescerebbero nell’immediato e nel futuro le paure e le angosce del bambino. Piuttosto sarebbe giusto lasciare che i bambini ci facciano domande, ci chiedano liberamente cosa stia succedendo, dovremmo aiutarli ad esprimere quello che li turba per poterlo elaborare insieme a loro con un linguaggio semplice e rassicurante per trasmettere loro il chiaro messaggio che non sono soli.  In realtà le loro domande mirano a questo..ad avere la certezza che non dovranno Mmai affrontare nessuna difficoltà, nessuna guerra da soli“.

Grande attenzione va riservata anche alla comunicazione non verbale, guardando i loro disegni potremo capire se sono rimasti colpiti da quello che è accaduto: se vediamo all’improvviso tanto nero, fuoco, persone a terra, è la spia che in qualche modo, anche indiretto, l’evento li ha toccati nel profondo. In questi casi può essere utile il consiglio di uno specialista.

 

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