La Fidelis Andria piega a domicilio l’Akragas, che proprio oggi riapriva lo stadio Esseneto, con gli acuti di Grandolfo e del solito Strambelli. Un blitz che vale addirittura il ritorno in vetta. Secondo trionfo stagionale lontano dal Degli Ulivi, quello della maturità. La squadra di D’Angelo, infatti, ha mostrato una crescita importante sul piano del gioco e si è confermata l’outsider più temibile di tutto il girone.
Ed è la cronaca del match a confermarlo, con gli azzurri propositivi e pericolosi sin dall’inizio. All’11’, arriva già la prima svolta: Grandolfo viene steso in area, conquista un penalty e lo realizza con grande freddezza. I siculi reagiscono rabbiosamente, ma creano pochi pericoli alla porta di Poluzzi. Al contrario, i pugliesi quando attaccano fanno paura: Grandolfo in sforbiciata prima e Strambelli col sinistro poi sfiorano il raddoppio. Ed è proprio dal piede dell’immarcabile numero 10 azzurro, al 45′, che parte la stoccata da fuori area valevole per il 2-0. Gancio da Ko, prima dell’intervallo.
La ripresa regala subito un brivido ai ragazzi di D’Angelo, che vedono la palla danzare sulla linea di porta dopo una mischia furibonda in piena area. La dea bendata sorride alla Fidelis, che però ha il merito di esprimere un calcio ben più gradevole e ragionato. Ed ancora Strambelli, dal limite, sfiora il tris con un bel sinistro rasoterra. Poco dopo, da palla inattiva, è Morra ad avere la palla decisiva ma i difensori dell’Akragas riescono a salvarsi a porta sguarnita. Nel finale, sebbene arrivi qualche sussulto agrigentino di tanto in tanto, è più pericolosa la Fidelis. Ma al triplice fischio, resiste lo 0-2.
Dunque, gli azzurri sbancano l’Esseneto di Agrigento, sold-out per l’occasione, confermando l’ottima partenza. Il mix di giovani e giocatori esperti garantito da Montemurro ha offerto senz’altro ottimo materiale tecnico a D’Angelo, a cui però va riconosciuto il merito di aver dato un’identità di gioco precisa alla squadra. E con tali presupposti, a quota salvezza raggiunta, si potrà senz’altro osare un po’.
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