Durante gli scontri tra polizia e migranti a Roszke, in Ungheria, al confine con la Serbia, un servizio giornalistico, si è trasformato in una vergogna mediatica, e non solo, a farne le spese, un padre che con il figlio in braccio correva per sfuggire ai manganelli della polizia.
Storia di ordinaria follia diremo, ma non è solo questo, alla frustrazione per la mancanza di assistenza da parte del governo ungherese, i migranti hanno risposto rompendo il cordone della polizia e fuggendo sotto gli occhi dei giornalisti, una delle video reporter presenti, con il volto parzialmente coperto da una mascherina, viene ripresa mentre vigliaccamente fà lo sgambetto a un uomo che corre con in braccio un bambino.
Entrambi i fuggitivi cadono a terra e la video operatrice meschinamente sferra un calcio al bambino. Ci sono ben due video che circolano in rete che inchiodano la cameraman di N1tv Petra László, ed ognuno di essi è uno schiaffo alla vita, ma soprattutto alle nostre coscienze, come se non bastassero le botte dei manganelli, anche gli sgambetti, e i calci ad un bambino, si perché è facile prendersela con gli indifesi, solo per sentirsi più forti agli occhi del mondo appagando quella frustrazione mentale, che solo un uomo o una donna senza coscienza ha. La “donna”è stata licenziata in tronco, affinché chi di competenza prenda poi, le giuste misure di giudizio, poiché tali reati e comportamenti ledono il rispetto verso l’uomo in generale, a prescindere dall’appartenenza di etnia, religione, cultura, sesso, indirizzo sessuale, non siano più soggetti ad una forma di educazione ma anche sanciti e sanzionati da una legge.
Il video dello sgambetto ha fatto il giro del mondo, gli attivisti siriani hanno riconosciuto Osama, noto come allenatore di calcio della squadra Al-Fotuwa Sc della Syrian Premier League, la sua,una storia difficile da mandar giù, imprigionato dall’Isis, torturato, fuggito in Europa insieme al figlio in cerca di un futuro e preso a calci da una cameraman mentre cercava la libertà.
Su Facebook i siriani pregano per lui e per suo figlio denunciando il terribile gesto della donna: Osama è ”fuggito dall’odio per ritrovare l’odio”, scrivono sul post di Facebook che chiedono a tutti di condividere.
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