Dopo le estati degli Ozil e dei Sanchez, Wenger ha fatto un passo in piu’ verso la concretezza dell’Arsenal. Ha comprato Petr Cech, piu’ che un portiere una soluzione. Se e’vero che fiducia e leadership sono i migliori compagni da affiancare ai difensori, il manager francese ha trovato l’uomo giusto. Per tornare a vincere occorre chi sappia vincere.
Dopo undici anni e 15 trofei al Chelsea, Cech ha cambiato quartiere. Da Stamford Bridge all’Emirates, dodici chilometri per ribaltare un intero campionato. Dal 2008, ultimo anno da titolare di Lehmann, all’Arsenal non si vedeva un portiere cosi’, capace di dare quella sensazione che, comunque vadano le cose, gli avversari un ultimo muro da superare ce l’abbiano sempre.
Wenger ha visto fallire, in serie, Almunia, Fabianski e Mannone. Chi troppo giovane, chi poco preciso, chi semplicemente non adatto. Szczesny sembrava una promessa, e’stata un’illusione, bravo tra i pali, meno nelle ‘uscite’ serali. Ospina ha fatto da rimpiazzo, troppo poco, pero’, per cambiare la mentalita’ di una squadra che aspetta il titolo dal 2004.
John Terry, ex capitano di Cech, ha pronosticato per i Gunners dodici punti in piu’, guarda caso quelli che l’anno scorso in Premier hanno separato proprio Chelsea e Arsenal.
Il portierone con il caschetto ha lasciato i Blues attraverso una lettera commovente ‘’Pensavo di ritirarmi qui, ma la vita non va sempre come prevedi’’. Gia’ e probabilmente nemmeno lui avrebbe mai immaginato di ritrovarsi di fronte ai suoi ex compagni nella Community Shield vinta ad inizio agosto.
Fra Wenger e Mourinho, nel passato, Cech dovra’ dimostrare di essere stato la differenza numero uno.
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